Chi è più a rischio di sviluppare forme severe? Come si trasmette? Come prevenire il contagio? In questo articolo trovi tutte le risposte.
In queste ultime settimane a Verona e provincia si sono registrati alcuni casi di febbre da West Nile Virus. Per molti si tratta di una malattia virale poco conosciuta ma presso il Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Verona dove lavoro, conosciamo bene questo virus: da alcuni anni infatti, durante il periodo estivo, eseguiamo un test sui donatori di sangue per individuare eventuali soggetti infetti e prevenire così la trasmissione attraverso la donazione di sangue.
In questo articolo ho riassunto tutte le informazioni utili riguardo la febbre da West Nile Virus, chi è maggiormente a rischio di sviluppare manifestazioni cliniche gravi, quali sono le indicazioni su come riconoscere i sintomi e come prevenire il contagio.
Il West Nile Virus è stato individuato per la prima volta in Africa e da lì si è rapidamente diffuso in Asia Occidentale e Medio Oriente. I primi casi di malattia registrati nell’emisfero Occidentale sono stati segnalati nel 1999 negli Stati Uniti. In Italia è presente dal 2008 in particolare nelle regioni del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.
L’infezione ha luogo in seguito alla puntura di una zanzara infetta. Il serbatoio del virus sono gli uccelli, per lo più passeri e corvi. Le zanzare diventano portatrici del virus solo dopo aver punto uccelli infetti e, tramite la puntura, possono così contagiare l’uomo. Più raramente la trasmissione del West Nile Virus può avvenire tramite il contatto con sangue infetto, in corso di allattamento o con la trasfusione di sangue proveniente da donatori infetti. Per questo motivo presso il Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Verona presso cui lavoro, da anni ed in particolare in questa stagione eseguiamo sui donatori di sangue accurati test per escludere la presenza del virus nel sangue.
Tra la puntura di zanzare e la comparsa dei sintomi trascorrono circa 6 giorni. Il virus può rimanere in circolo, anche se non ha dato sintomi, per circa 28 gg. Questo, infatti, è anche il periodo di sospensione che viene applicato durante il periodo invernale ai donatori che hanno soggiornato in zone in cui il West Nile Virus è presente in forma endemica.
L’infezione da West Nile Virus può causare sintomi simil-influenzali come cefalea, febbre, dolori muscolari, affaticamento, disturbi gastrointestinali e in alcuni casi la comparsa di eruzioni cutanee e ingrossamento linfonodale. Fortunatamente nella maggior parte dei casi l’infezione risulta asintomatica (70%-80%) o provoca la sola comparsa di una sintomatologia simil-influenzale (20%). In rari casi (<1%) l’infezione può essere più severa e interessare il sistema nervoso centrale scatenando quadri clinici più gravi. Nel caso di infezione neuroinvasiva vengono colpiti il sistema nervoso centrale o le meningi con comparsa dei seguenti sintomi: febbre alta, mal di testa severo, disorientamento e confusione, tremori e nei casi più gravi convulsioni o torpore e coma. il 60-70% degli individui colpiti sviluppa una encefalite o meningoencefalite, il 25-35% riporta una meningite senza evidenze cliniche di encefalite.
Come dicevo nei paragrafi precedenti la maggior parte delle infezioni da West Nile Virus non dà alcun sintomo, questo perché il nostro sistema immunitario è in grado di neutralizzare il virus prima che esso riesca a replicarsi e provocare danni. Tuttavia è bene ricordare che alcune persone possono più facilmente sviluppare sintomi gravi in caso di infezione, in particolare gli anziani e i soggetti immunodepressi. Con l’avanzare dell’età, infatti, diminuisce la capacità del nostro sistema immunitario di reagire in modo adeguato, questo predispone le persone anziane a sviluppare sintomi più severi. Allo stesso modo pazienti che si sottopongono a chemioterapia o farmaci immunosoppressori sono più a rischio di avere sintomi gravi.
Per una corretta diagnosi il medico valuta i sintomi e la storia clinica del paziente, fondamentale, infatti, è valutare l’eventuale permanenza in aree in cui è in corso un focolaio epidemico.
Sintomi lievi non necessitano in genere di ulteriori approfondimenti. Se compaiono invece sintomi gravi, in particolare con interessamento del sistema nervoso centrale possono essere necessarie le seguenti indagini per individuare l’eventuale presenza del virus:
Nei casi lievi con comparsa di sintomi simil influenzali il trattamento si basa sull’utilizzo di sintomatici come i farmaci antinfiammatori o analgesici per contrastare la febbre e ridurre i dolori articolari. Nei casi con interessamento cerebrale, invece, è necessario il trattamento in ambiente ospedaliero.
Per prevenire il contagio e la diffusione del West Nile Virus è necessario limitare la proliferazione delle zanzare e la conseguente probabilità di essere punti. Questi sono alcuni suggerimenti utili a tale scopo: